Roderick Mallia
Roderick Mallia - Malta
Floriana, 1979
pochi versi per la notte
c'è il tuo corpo, una mappa, e i tuoi occhi,
stelle accese
e un piccolo morso di luna sul bianco del tuo seno,
ci sono dita che tracciano strade sulla tua schiena
e c'è un marinaio assetato che solca le onde
di un mare profondo e grandi fluttuanti vele
e ci sono i tuoi sospiri salmastri che vengono
come
una brezza
clandestini
furtivo i miei sogni ho stivato in un battello
abbandonandoli al mare sulle onde -
da qualche parte dove non puoi supporre
che siano
impressioni
seduto a un tavolo in mezzo alla stanza
sotto una stanca lampada gocciante una luce giallognola
mentre sfoga una chitarra piangenti accordi jazz
a mescolarsi nel bicchiere di whisky avanti a me.
Intorno nella stanza, facce come lapidi -
e su ogni marmo è incisa la strana preghiera
di uno che smarrì la sua via, solitario adesso
errante in uno sterile nulla, una morta città dimenticata,
come un santino sul dietro di un capezzale dipinto.
E appena ti guardo tu mi osservi attraverso un bicchiere
con un po' di liquore sul fondo e un freddo cubetto di ghiaccio
- un paio d'occhi come due crome cadute
dalla pagina di un manoscritto che aprimmo stasera
e dietro di loro lasciavano un'orda di scale vuote
e il silenzio di una melodia come ancora da scrivere
Vittoriosa Lido
nulla rimane di quella notte
- noi riportammo ogni cosa con noi
tranne un ricordo che lasciammo indietro
a ruzzolare sulle onde
come può una birra svuotata
che si riempie e si immerge
e di tanto in tanto
emerge ancora
fra mare e cielo
scivolasti oltre la porta
come una barca leggera in un porto quieto
la tua pelle bruna odorosa di mare
di terre lavate dal sole
e spruzzi salati
fra le scure ondose pieghe dei tuoi abiti
tu collezioni sguardi e all'improvviso
li getti via -
minuscoli ciottoli a muovere
la superficie marina
più niente era da dire
ma compresi com'è sentirsi un marinaio
che si è spinto ormai troppo lontano
da qualche parte fra il mare e il cielo
tu non sai
tu non sai che tutte le sere io dipingo per te
una dolce litania in sintonia con il frangersi leggero
delle onde dove mano nella mano scivolare
ci lasceremmo in mezzo a mille pesci
a mille fiori a mille
sogni colorati come mille note
che in una melodia infinita ci lambissero.
Tu non sai che tutte le sere per te io scrivo
una poesia con il sangue stanco delle vene
mentre cammino per ciascuna strada, giro ogni angolo
dove noi passammo,
dove noi ci amammo
dovunque noi
seminammo e demmo vita a quei fiori che oggi
si sono appassiti - hanno perso il colore come
un ritratto indistinto in qualche pagina dimenticata
in un album pieno di memorie passate.
gocce
ti muovevi lenta verso me tagliando
appena profumata
la nebbia d'un bastoncino d'incenso
sul tavolo vicino
Come docile battello fluttuavi per acque tenebrose
e qui attraccavi alle sponde secche delle mie labbra
Le tue braccia, due tiepide onde,
mi abbracciavano
con quel sentore di mare dolcemente sorgente
dai tuoi seni ad ogni respiro ad ogni sospiro
La tua voce, delicata brezza che mi mormora all'orecchio
come umida spuma di mare carezzante le mie guance
portando con sé le tue parole d'amore
silenziose - quasi gocce d'argento
di una luna silente
impressioni
accanto a una candela che debole brilla
sciogliendosi noi versammo un po' di parole
e del vino rosso
l'essenza di un papavero scuro e di fiori seccati.
Il tuo sguardo, simile a un concerto silenzioso
di centomila versi cantati insieme
un impromptu che solo in me stesso
potevo udire come rugiada posata sui vetri
della mia stanza,
l'altra sera, mezzo addormentato
quasi sognando
come un feto in attesa di essere nato.
E le ombre nascoste sotto i tavoli
come piccoli bambini a fare marachelle,
vengono fuori, ridono, si nascondono ancora
fino a stancarsi e alla fine nel tuo grembo
si
addormentano tranne
uno,
ancora lì, che ancora si agita e si rivolta
pensando a come dirti che ti ama.
stanotte
stanotte
io voglio immergermi e nuotare
nel mare scuro dei tuoi occhi
ma se anche vedi che io annego
non mi salvare
tra sponda e sponda
nessuno era in vista quella notte
e tra sponda e sponda
l'una nell'altra
due ombre in dissolvenza
e sospinte nel chiaro di luna
fra le barche addormentate
mentre lei cantava
ieri mentre cantava la sua canzone
la lunga storia che ancora si porta addosso
piaga profondarimarginata in brutta cicatrice
lei si vestì uscendo in uno scroscio di pioggia
e lasciò che la guardassi la prima volta
gli occhi suoi scuri stillanti una lacrima viola
dentro una malinconia che ti fa piccolo piccolo
un triste momento uno solo che più non ti lascia
come petali strappati a fiori bianchi
una domanda senza una risposta
nonna
chiudi gli occhi e
fermati un momento
e lei si lasciò portare
zattera sonnolenta
sulle onde turchesi
di un schermo per ECG
che andò lontana
e mai più fu vista
parole
tu rimugini sui miei pensieri
uno ad uno
parola per parola
e ogni sillaba tu la spezzetti
e giudichi con la tua lingua
e la ricrei con il tuo sputo
e la fai schizzare fuori
come fai con le tue parole