Mohammed el Amraoui
Mohammed el Amraoui
Marocco - Francia (Fez, marzo 1964)
Notte
Sono già quindici giorni
che mia figlia mi sveglia la notte
per difendere il suo gregge
da un lupo
a forza di illusioni
diventato sinonimo
di quei rumori che solo
si odono all'attento
ascolto del silenzio della stanza.
Durante la siesta
il lupo minaccia di risvegliare
il mio sogno.
***
Inizio del giorno
23 gennaio - il giorno
entra nella casa come un viso
senza il naso.
Sul mio cranio
troneggia ancora quasi piena una luna
che qualcuno ha vestito di nomi e parole
verticali:
amore, oriente, scrivere,
ascesa, minareto...
Sul letto, un risveglio
trascina tutte le ore
che si alzano nel poi.
E per la prima volta
sento
sfiorarmi ai piedi l'idea dell'infinito.
***
Festa
Per la via di Waterloo
Laâyouni amico mio
fa danzare la notte sopra un filo di luna
che si alza come un satellite
sulla terrazza della casa
Qualche ubriaco saluta con un gesto
la soglia del 1984
La tubercolosi che ha ucciso George Orwell
continua a espandersi subdolamente
La via è un polmone di gomma
che scambia per letto
la metafora del resto della terra
Mi sarebbe piaciuto
fare una foto alla donna
che da una vecchia finestra
gettava insulti alle spalle dei passanti
Laâyouni ed io cercavamo un punto
che potesse mettere a posto le altre frasi
Noi dividevamo la fisica del luogo
in unità psicologiche
legate dal vuoto simile a quello
posto nel nostro ombelico
come se l'emistichio del luogo stesso
avesse una rima comune col tempo
che si profilava sulle dita dei piedi.
***
Traversata
Una finestra
spalancata affaccia
su un cortile dove dei bambini
si tirano dietro un sogno
di un bianco intenso. Al caffè della stazione,
il pessimismo mette i piedi sulla sedia
e intorno a tutto questo
segni sparpagliati dall'aria.
Alla finestra, qualche passaggio
e una tenda da cui esce la notte.
Inverno stretto.
I sensi ricuciono tutte queste cose
- tutte queste cose
che corteggio dopo l'estate. E per caso
incontro un fruscio che mi ricorda
una donna che porta dietro sé
un secondo
cielo.
Gaeta
Gaeta -
il nome suona come uno strumento
a fiato ad ancia doppia
sulle mie labbra e il mare
vicino così vicino alla memoria e l'aria
chiara che penetra fino
alla gola e al petto e le lamelle
sulla mia lingua (anch'ella doppia) vibrano
Io dico - subito - dico
Gaeta ghaeta ga
e in un soffio
continuo suoni e sillabe
all'altezza del cuore si ricordano
dei nomi stranieri dei poeti -
salvifica risata - che accompagnano i passi
sui marciapiedi o solleticati
dal mormorio di spume delle onde
Ho visto Gaeta e non conoscevo
Roma
(dice Virgilio che Gaeta era
la nutrice di Enea
e le sue ossa sono da qualche parte
sepolte nella terra che ha preso il suo nome
nella terra che il suo nome ha preso
nel nome
che ha preso forma di una terra -
Enea (figlio di Anchise
il cieco zoppo folgorato da Zeus
per aver rivelato la sua unione
con Afrodite) fondatore
di Lavinio all'origine di Roma
- ed io comprendo adesso
perché ho visto Gaeta
prima di Roma)
Eccolo là un poeta
che di colpo s'arresta
vicino a delle cose per le quali
si può dire
di cose che non sono affatto
cose
o che non sono che cose
di altre cose o pura
immanenza - il mare
gli olivi obliqui i resti dei manifesti
sui muri i segni che s'arrampicano ai volti
e di altre cose agli angoli delle strade
(e mi ricordo le parole di Bernanos:
Ecco l'ora del poeta
che distilla del suo cuore la vita
per estrarne l'essenza
segreta)