Georges Drano
Georges Drano - Francia
1936 Con l'Associazione "Humanisme et Culture" a Frontignan organizza da molti anni incontri internazionali di poesia. Autore di numerose pubblicazioni.
Pieghe
Per fare bella figura
bisogna regalare altre parole
alla fragile esistenza della poesia
Vi si indovinano delle incertezze
delle pieghe di fondo
che ci rimettono nei margini
Parole di troppo venute da un altro tempo
scavando il loro spazio
fuori di noi
Basterà fingere
per riprendere posto
nella comune densità del presente.
*
Dal luogo dove siamo
noi vediamo e comprendiamo
quello che ci auguriamo di vedere e comprendere
È sempre un altro giorno
che ci allontana dal momento presente
mentre constatiamo che va tutto bene
Che ogni filo d'erba è al suo posto
in un tempo che non si richiude
ma poco a poco prende forma
Al secondo passaggio niente è come sembra
tutto quello che abbiamo ignorato
è dissimulato
Qui sotto un primo strato di parole
e una catasta di incertezze
rimane la parte assente che va cercata
Nei contorni di una scrittura
per tentare di incidere un frammento di verità
oltre uno sguardo che nulla ha lasciato.
*
Ogni giorno sei tu
che appari nel disordine vivo
di un paesaggio sconosciuto
Noi gli apparteniamo
quando la scala ci solleva
in un tremolare di foglie
A cosa vogliamo sfuggire
quando la porta prende la misura
delle nostre braccia aperte
Non abbiamo che un cammino da seguire
nel presente perché prima di perdersi
nell'oblio fanno un giro soltanto le parole
Meravigliati sempre di essere là
si ripetono gli stessi gesti
si ascolta battere il tempo che passa
Mentre bisognerebbe sognare
quello che sta cambiando.
*
Appena scritta
la poesia cerca di raggiungerti
quando ogni parola
prende tempo ad apparire
per fare la sua entrata
Tu capisci che si installa
e s'inventa movimenti
tra i rami
Inutile interromperla
o distogliersi
tu puoi entrare oppure uscirne
Non è l'ora
ma una sola circostanza
quella di scriverti nuova la stessa poesia.
*
Dietro gli alberi
sale il cammino
e insieme la voce
si alza
Si può vivere
al tempo stesso della sua parola
per accostarne
lo splendore naturale
Un tono singolare
si percepisce
dove la voce sarà eco
che si stacca dal reale
La poesia
messa in movimento
avanza in noi dove solo
a intendere si dona.
Prime foglie
Le prime foglie accendono il mattino
- spiccano le rondini
nella sabbia del cielo
Monta negli alberi la linfa
e alla punta dei rami
solleva immobili bouquet
Accorda la sua pienezza con il sole
nella polpa in cui si ascolta la vita
racchiusa dei primi frutti
Terra più volte riconosciuta
Sulla terra più volte riconosciuta
il nostro andare fatto di avanti e indietro
lascia le sue impronte spaventate
È una schiavitù che si afferma? o la nostra
parola che liberamente invitata
è messa in ordine per la prima volta...
Ultima stagione
Nelle loro case così basse
dall'odore di paglia
dove ancora la terra
fuma come i fianchi di una bestia
uomini intrecciano in silenzio
giunchi e vimini tristi
a ricordo dei frutti
dell'ultima stagione
che ronzerà ancora a lungo
al fondo dei loro panieri
Il sonno ritrovato
Li credevamo di una specie scomparsa
- l'impagliatore di sedie
il domatore di animali
dalle grandi opere della ragione
li abbiamo tenuti lungo tempo a distanza
verranno a dormire nei cortili
dove sono sistemati i geranei
e la paura nascerà negli abitanti
dei terrazzi lassù in alto
Una mano di poesie
I
Un giorno come tanti
quando niente ci appartiene
lo sguardo cerca la luce
nel lento ritorno delle parole
che vengono dal fondo del paesaggio
Il vento solleva il sonno
dei sentieri smarriti
La notte spegne le lampade
e le perdute tristezze
risalgono a galla
A causa di un antico dolore
che non trova pace
non la finiamo di aprire
le porte di una terra
che non abbiamo
Accerchiata nella sua paura
ci allontana dal tetto e dalla fonte
II
Dimenticando la cenere e l'abisso
la poesia che ti scrivo
la conserveremo?
(l'avremo custodita?)
Quando la terra s'inchina verso di te
riusciremo a cantarla?
Sentiremo sotto il mantello
la notte in cerca di noi
il fuoco che veglia
le parole pronte nell'aria
che noi respiriamo
III
Parole di scintille
la poesia che ti scrivo
passa dietro lo specchio
Il giorno nella mano che si apre
appeso alla rinuncia e all'abitudine
l'abbiamo fatto crescere davvero?
Nel parlarti è l'entrata fra le erbe
alte e al tempo stesso
nello spessore del linguaggio
IV
Anche se l'ombra fa crescere
le nostre impronte nel silenzio
intorno a noi
su una terra d'oblio
la voce rinnovata senza sosta
non c'è nulla che l'arresti
Lei tiene la distanza
estende la sua ora
si insinua nella tua presenza
Lei si sveglia senza tremare
V
È di notte che la notte
si decifra
Sollevando il sipario
dei nomi che cadono
in noi e scompaiono
Aprendo il silenzio
vengono frasi chiuse
dove niente si dà in anticipo
Il motore si spegne in salita
Noi domandiamo chi è là?
sulla via male illuminata
Come se questo bastasse
appena per salvare un mormorio
della voce che si perde
Giorni
I giorni aperti dalla parte cattiva
su questioni senza risposta
che risalgono a noi in quello che è scritto
Il nostro disordine è nei margini
dove si perde tempo a evitare se stessi
Quando passiamo sotto la barra del giorno
con parole che nascondono la loro verità
Tutto ricomincia - noi
siamo alla scoperta del canto
che tenta di raggiungerci
Dove niente ancora è pronunciato.
Da così lontano...
Da così lontano da così vicino
nelle pagine strappate
ci raggiungono parole -
là dove le avevamo lasciate.
Che avevano da raccontare?
Noi siamo con quel che resta
di parole contro il muro
quando niente è stato detto.
Una volta ancora
bisogna riprendere tutto
Saper contenere le linee
e le ombre che ci attraversano.
Tutto passa...
Tutto passa sotto il cielo trasparente
Le somiglianze e le distinzioni
le corone e le perle
i lunghi racconti i grandi discorsi
che ritornano a spizzichi e mormorii.
È là che usciamo dall'ordinario?
Nell'imperfetta recita di giorni e parole
che appartengono ancora alla pagina?
Sassi abbandonati alla riva -
quando il ruscello perde il suo canto
- cosa ci insegnano?
Rimanere noi stessi nel timore
di aver lasciato le nostre parole
in così poco spazio.
Pour trouver le chemin...
Per trovare il passaggio che non si vede
entriamo in quello che non s'apre
se non per noi
ed esiste soltanto
mentre noi avanziamo.
Quel che ci viene incontro
sono i nostri respiri e i richiami
resi alla chiarezza del giorno -
oh cammino smarrito rimesso ai nostri passi
prima parola levata nella polvere.
*
Le chemin ouvert...
Tutti i giorni un cammino aperto
per avvicinarci gli uni agli altri.
Gli andiamo incontro
per non lasciare niente sui bordi.
Nello sfregare la terra
conserva i nostri passi.
Nella sua lingua di polvere
trattiene il nostro silenzio.
Altri luoghi si avanzano in quello
altre voci lo chiamano senza fine
per popolare il nostro andare.
*
Le chemin garde...
Ha un occhio aperto la strada:
ci aspetta al prossimo tornante
- ci porta dove vuole, ci prende
a misura dei nostri passi.
A questa altezza ciascuno può andare verso di sé:
ritrovare il suo silenzio senza perdere di vista
il fondo del paesaggio che ci chiama.
*
Qu'avons nous...
Cosa dobbiamo fare -
il silenzio appartiene
a tutto quel che ci precede.
Là dove si deposita
non lascia alcuna impronta.
Come immaginare quel che sarà
dietro l'erba delle colline
sotto la dimora degli alberi -
teniamo il tempo di un sogno
senza sapere chi ci rivelerà
quel che siamo.
*
Partir est une...
Partire è un lamento antico
che ci insegna ad accogliere il tempo.
Quando il cammino è immobile
la giornata si riempie di se stessa.
Noi chiudiamo lo sguardo del paesaggio
che per suo conto riprende
i passi perduti e la pura di perdersi.
Cammino fermato nelle parole.
La terra che scende il vento che sale.
- chi saprà ritrovarli
quando si separano...
*
C'est la poussière...
È la polvere
prova della nostra esistenza
che ci avrà seguiti
da un luogo all'altro.
Noi continuiamo a vedere
quel che ci scappa
e ci segue passo passo
per prendere vita.
Là dove abbiamo aperto
un passaggio
uno strappo nel tempo
che si vuole fissare in noi.
Quando le parole
Quando non possono gridare
le parole devi temere
i silenziosi strappi
della pelle e le mute
ferite della scorza
L'albero che divide il nostro respiro
il ruscello che spiazza i nostri sogni
Sappiamo trattenerli
in uno stesso sguardo
su una terra che si oscura?
Sappiamo chi ci risveglierà
- quale scricchiolio
quale esplosione?
Linfa, la natura in collera
il montare della vita
in un corpo che trema
Pagine
I
Non ne sappiamo di più
di chi guarda alla finestra
e vede fuori il deserto
Rimane una mancanza di certezza
nel dubbio di un momento
Quale potere interiore si appanna
o attende di essere dimenticato
Si potrebbe parlare per non perdersi
Non sapendo dove andare
s'impara a sognare
pensando a un altro luogo
da cui non c'è ritorno
Una parola affossata nella notte
che gli alberi proteggono
con il brusio delle loro foglie
Malgrado il silenzio che a poco
a poco monta sulle parole.
II
Se tentiamo di somigliare
alla nostra parola
di che saremo debitori
se non dei giorni che si allontanano
ritornando al loro crepuscolo
Cominciamo a riconoscere
il tempo che passa
È la spiegazione che cerchiamo
in un giro di parole
avendo cura di non evitare
ripetizioni e rimpianti
rasentando il presente
L'argine che dal fiume ci separa
che tutto porta via
Sappiamo come disfarci del passato
(quello che noi sentiamo del passato)
decidendo di non dissimulare
niente dei nostri volti e dell'aspetto
di fronte a un muro dentro uno specchio
III
Impossibile non aprire gli occhi
piegato sulla poesia
costruita con la solitudine
dalla quale viene
Anche se il cielo si curva e si oscura
non spetta a noi
fare luce
a partire da frasi interminate
e parole introvabili
Se bastasse attraversare la foresta
per avere del mondo una visione diversa
avvicinarsi a quello che vogliamo essere
disponibili pronti portatori
di un verbo incandescente
che agita e fa tremare..
.
IV
Lei aspetta la poesia all'uscita
e abbandona la scena
per attenersi alle parole
in cui si è rifugiata
Senza voler distinguere
quelle che offrono chiarezza
e quelle che si proteggono
da ogni limpidezza
Lei non teme pronunciandole
di perdere tutto
perché nello stesso suo intimo
avanzano le parole
e sostengono l'alito
che la mantiene
V
Si stringono le parole nella voce
suscitando
la poesia che ti scrivo
Vicino a te si ritrovano
dove ignorano il tempo che passa
e non concludono
Cercano come avanzare
per superare ogni ostacolo
senza ridurre quel che sono
Resistono alle parole
che montano e si legano
e si nascondono
Aperte nelle tue mani
ricominciano
a donarti ogni cosa.
A Gaeta
Non allontaniamoci da Gaeta -
dove la nostra voce prolunga il tempo.
In piedi oltre la vetrata
sul margine del giorno
ci attendono gli amici.
Portatori di specchi in cui
affluiscono le nostre parole.
Gaeta ci possiede -
chi crede possederla! - quando
le concediamo le nostre poesie.
In segreto lei ci trattiene
e le parole attraversano i muri.
O Gaeta costante e imprevedibile!
Abbi pazienza con noi e stai attenta:
tanti i giorni attesi
per tanta luce sperata.