Leticia Villagarcía
Leticia Villagarcía - Messico
Guadalajara, 1945
Dopo il giorno
Una luce soltanto attraversa la dispersione dell'universo
Cessò la fatica del pendolo
i corpi celesti i corpi della notte
navigano a spirale alla deriva
l'entropia inizia alla cieca il suo viaggio interminabile
Di giorno i vivi chiudevano gli occhi dei loro morti
stanotte i morti coprono gli occhi dei vivi
Una luce agitata ferita
commuove quelli che mutano - si disfanno
della loro carne apparente
carne guasta spezzata clonata
E nulla rimane
Pericolosi angeli se ne vanno senz'ali e il filo dei loro occhi
Con un tuffo al cuore si uniscono
i cervelli sono in panico
Muto
lo spirito si aggomitola
Un passo dopo l'altro un angelo soffoca il fuoco
La sua missione comincia appena
Fondazione
I
Ho visto come benedice la sua casa
mio padre - fa uno spazio con amore
lui e mia madre - fecondano
il loro letto e cominciano a camminare
- innocenti uccelli orientano
la loro voce - vola il loro canto
II
Se la vita casca loro addosso
e spogliati -
Dio li incita
"Parliamo"
"Non c'è tempo"
Si fa scuro nel giardino - Dio
prende il colore del fico
III
Crescono i figli e ricevono
il loro fabbisogno - una croce di paglia
pietre e spine - tutto serve per la traversata
IV
Uniti stettero in luogo ristretto
- separati si riposavano il pomeriggio
volgendosi allo stesso fiume
Una notte - uccelli perduti
- fuggendo
furono uno nell'altro
V
Ci sono abissi
lo so - si confidarono
- non ebbero dove andare
Senz'ali
uccelli ciechi ancora cantano