Richard Berengarten
Richard Berengarten (Gran Bretagna)
Tempo di quando così piena la gioia
che sento potrei scoppiare
quando infatti è proprio l'io
che scoppia ed esplode in migliaia
di schegge che si connettono
al modo in cui quei grani
di luna si rovesciano e si increspano
quasi un'onda di marea.
Allora meglio che un'onda abbracci
questa bestiale (multiforme) identità.
Piuttosto con questi fantasmi
lascia che tutto fallisca
si sfaldi fluttuando.
Poiché tutto inevitabilmente
appassisce perché trasalire agitarsi
dimenarsi gemere
vantarsi?
Prendi piuttosto la gioia
nei loro momenti di sparizione
nel non pensare non pensato
nella completa non essenza del pensiero
oltre il sentire compagno oltre la paura
di andare in pezzi oltre
lo smarrimento oltre l'ansia passata
e non curare quel miscuglio
o quelle fiamme che di un fuoco gialloblu
perenne bruciano.
***
Saffo
In vita mi hanno reso felice le Muse
e mai quando morirò
io sarò dimenticata
Un bianco assoluto l'avvolge: né parola né suono.
Ecco il suo punto morto al centro del suo labirinto.
E non vede - rinchiusa nell'umida terra,
né respira, si distende, si muove. Estinto il tempo
delle sue lodi. Eppure, senza che lei lo cerchi o interferisca,
le sue parole, nella sua testa un tempo echeggianti,
come sotto una volta, disperse, scomparse,
qui risuonano per ricordarci che lei non è morta.
Ecco, staccandosi, come piani specchi d'acqua
si sollevano e ricondensano attraverso spire nebbiose
nell'aria più sottile ove condensa l'ascendente vapore,
riflettendo la gloria che la luce controlla,
dapprima annebbiate, più in alto si spargono nel vento:
trasparenza intessuta a veli d'acqua.
***
Bagno di notte
Ci spogliamo sulla spiaggia guardando balenare
- occhi acuti nel buio - le navi. E non aspettiamo
a nascondere la nostra nudità correndo invece
a mettere via l'epidermica scintillanza dei tuffi al sole.
Sei tante lune ora - ovali in una ellissi
che mi orbita intorno. Pallidi luccicanti purificati
piano veniamo a terra - lambiti dalla marea -
a succhiare sale dalle labbra di Afrodite.
Ascolta le onde amore mio. Ingobbite
trascinano reti di luce nera lungo le rive della Grecia.
Una luna di legno scricchiolante a tutte vele
va setacciando questa notte d'agosto - cerca
stelle cadenti - il suo manto - mentre qualcuno
rannicchiato nella loro scia sta gridando
come un gabbiano piccoli gridi bianchi - a liberarsi.
***
Ho sognato che scrivevo
Ho sognato che scrivevo. Una lunga decisa poesia appassionata
- accesa al calor bianco - riversata da me. La misi fuori
in completa perfezione. E respirai come se chiaro pulito curato
di ogni male tormento pena io avessi resistito nel farla.
Il mio lavoro certo andrebbe incontro all'applauso
alla fama - riconosciuto per la strada...
Mi risvegliai. Il mio edifico collassò al buio.
Ho scritto ho sognato. Ed ora quasi senza respiro - morto
- attraverso te che mi leggi mi sveglio una volta ancora
imperfetto speranzoso angosciato come allora.
Quella poesia non posso dartela - e invece
di quel che a perfezione avevo fatto nel dormire
questo semplice accenno ti offro - un lampo - a custodire
***
Mattino presto
Castellabate
Stracci d'alba sospesi
a un filo di nuvole.
Gusci di luce esplosi.
Ogni finestra
perle dischiuse. Una
nave entrando
in porto una volta
fischiò attraverso
la nebbia in basso.
E rispose il nostro
galletto
senza fermarsi.
Solitaria sfiorò
una farfalla
il davanzale. Dietro
la nostra casa
in affitto scricchiolarono
davvero le colline.
Bambina che conta
Il vento conta e conta
granelli di sabbia sulle mobili dune.
Non può contare me.
L'estate conta e conta
le stelle nei cieli della notte serena.
Non può contare me.
La tempesta conta e conta
palline di pioggia nel suo cuore.
Non può contare me.
La luce conta e conta
le cose. Mai vorrebbe fermarsi.
Non può contare me.
La morte conta e conta
stormi di passeri e storni
capelli sulla tua testa e
nude ossa ammucchiate. Ma
io mi nascondo dietro le dita strette.
Non può contare me.