Diti Ronen

Diti Ronen - Israele


Tel Aviv - 1952

Il ritorno della casa e i suoi vagabondaggi


I

Nel paese da cui vengo le parole

sono i bambini di Dio:

sono nate nude e creano mondi

fatti nascere in un respiro

per il futuro dell'umanità.


Questa primavera faremo silenzio.

Fisseremo le nuvole.

Non ascolteremo le ultime notizie

non diremo Viva! Viva!

non leggeremo i giornali

non giustificheremo

non accuseremo

non negheremo.


E dopo fisseremo a fondo

lo sguardo nelle pupille degli occhi.



II

Queste ultime notti ho cercato la mia casa

vagabondo dietro di lei sui sentieri dell'universo

seguendo a mani nude la sua strada

cantando in ungherese per lei

chiamandola in ebraico: vieni

vieni

vieni...



III

Qualche volta la casa viene da me

mi guarda negli occhi e poi abbassa lo sguardo.

Io le dico lascia quel che era

facci credere facci dire che è possibile

fermarsi - e allora io ricordo il biancospino

e il fico e gli alberi che andarono avanti

recitando tutti a memoria

la parabola di Yotam ed io

di fronte a lei abbasso in giù lo sguardo.



IV

E che cos'è comunque una casa?

Una struttura che sta su fondamenta

di un corpo e convenzione di parole.

Se una persona dice a un'altra persona

parole come lasciami solo

le fenditure spalancheranno la loro bocca

porteranno giù le pareti e la casa

collasserà sui suoi inquilini.



V

Distesi amore su di me una volta

e intorno ci feci una casa.

Ho tessuto una coperta e un guanciale

e al tempo dei bambini ho fatto al tombolo

un baldacchino di pizzo.

La luce vagava tra gli occhi di chi c'era.


Io ero il vento che cantava fra le tende

la finestra che si apriva al panorama

il bucato appeso ad asciugare.

Ho piegato con cura l'amore in ogni angolo

mettendolo nelle pieghe della maglietta.

Ho riposto lì tutte le mie speranze.

Ed ero pronto ad aprire ed aspettare.


Poi ci fu la guerra e le lettere arrivavano

o non arrivavano. Io

ero pronto ad aprire ed aspettare.

Fu l'inverno più lungo fu l'inverno

più freddo poiché non arrivavano

lettere - io ero pronto ad aprire ed aspettare.

E tu non ritornavi poi tornasti

come non fossi ritornato - io

ero pronto ad aprire ed aspettare.


***


Lunedì - prima dell'alba


Come una casa ti lascio -

quando poi torno accendo la luce.

Tu mi segui in cucina

aspettandoti un cenno d'amore.

Io sono affamata

e mi offri

un piatto una sedia un letto.

Mi sento riconciliata.

Ripiego il mio corpo nel tuo

e se ne va per le sue vie

tortuose la mia mente.

Che impresa catturare parole di bellezza

- come pietra di fiume

rotonda la loro perfezione.

Tornano a visitarmi le case che ho lasciato.

Di notte io ripago le loro visite.

Addio in un addio in un addio.

Niente ancora so in me delle tue strade

né quanto i tuoi mattini siano pronti

alla gioia.


***

Gaeta



Come una ragazzina te ne stai

rannicchiata in un piacere di paradiso

fra le montagne

e la corte delle onde marine

baciata dagli uccelli.

Io sono il marinaio che esalta

la tua bellezza

cercandoti ovunque io vada.

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