Laure Cambau

Laure Cambau - Francia

Estasi di redenzione


La tua stanza è un'isola

su un fiume di vino caldo

ultimo vestigio di un grido di redenzione...

ho mangiucchiato il tatuaggio della tua spalla

sudore di ossa e di onde

inghiottito la tua piccola morte

uova dall'inchiostro rosso

mescolato il tutto

nelle viscere del mio cervello

il tuo corpo non starà nella mia testa

ma almeno scacci la mia febbre il tuo albero


***

Calamaio con vista


Dall'altro lato della pelle io ti scrivo

prigioniera di un linguaggio

da vecchio montanaro

catturata dai tuoi uccelli

viva deliziosamente - portata

nel coro degli angeli


si trova un confessionale traforato

con dei buchi per intendere meglio

le carezze della penna

sulla carta fresca e pallida

non mi dimenticare al parlatorio

di un sogno adiacente


io ti scrivo dall'altro lato

mangiami gli occhi mangiami le orecchie

non lasciare scritto niente sui miei abiti

nuvole evanescenti

nascoste fra pieghi e ripieghi


scrivi poi spiega

paesi oceani montagne

frivolezze feste galanti

al bordo di un respiro

fa freddo - tu mi chiedi

asilo in me - ed io ti scrivo

io scelgo le mie poesie

e tu prigioniero scegli i tuoi tatuaggi

io scelgo le tue poesie e la mia mano

la tua la seconda

crivellata di parole di lingue di pelle

tessuto d'arlecchino

panorama immagini del mondo


l'angelo è sorpassato

la pietra si sbriciola

il vetro esita e cade

alla fine del viaggio tu tremi

ragno fosforescente

cagnolino vagabondo

tu inventi sogni scolpiti

tu sogni miracoli e getti gli ultimi

nostri sospiri in fondo ai pozzi

una chiave di luce


       Si trattava di infiammarti, non di insegnarti

             J. Genet


Riempimi la testa di fiori

perché io possa donare dei frutti

Fammi scendere per la scala

delle tue corde vocali

fino ai piedi della stella blu

o salire sul letto superkingsize del tuo cervello

sotto il parasole dei tuoi capelli

Non confondere la mia ombra con la tua fiamma

al chiar d'orecchio

ritrova infine il mio riflesso:

il tuo ritratto in grani minuti pietruzze magiche

piccoli niente piccole parole

Non prendere freddo sul mio rilievo


        Dimenticai di dimenticarti

             F. Silva Valdes


Tu getti i nostri resti nella prima pattumiera che vedi

Tu getti le nostre vocali nelle macchinette d'azzardo

Tu getti le nostre grida nella prima bocca che si offre

Tu getti i nostri passi in un vortice vuoto

Tu ricicli le nostre labbra a chi offre di più

Tu getti ai cani randagi i nostri avanzi

E non inventi niente - era tutto previsto

anche la tasca in cui nascondevi

l'inchiostro delle nuvole

Calamaio con vista sulle nostre briciole

che tu getti ai pesci cinesi

con l'acqua del bagno

Tu getti i resti e dopo ingoi le prove

e le reliquie dell'antico fuoco

© 2019 Viaggiatore Franco, Viale Marconi 10, 00156 Roma
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