Laure Cambau
Laure Cambau - Francia
Estasi di redenzione
La tua stanza è un'isola
su un fiume di vino caldo
ultimo vestigio di un grido di redenzione...
ho mangiucchiato il tatuaggio della tua spalla
sudore di ossa e di onde
inghiottito la tua piccola morte
uova dall'inchiostro rosso
mescolato il tutto
nelle viscere del mio cervello
il tuo corpo non starà nella mia testa
ma almeno scacci la mia febbre il tuo albero
Dall'altro lato della pelle io ti scrivo
prigioniera di un linguaggio
da vecchio montanaro
catturata dai tuoi uccelli
viva deliziosamente - portata
nel coro degli angeli
si trova un confessionale traforato
con dei buchi per intendere meglio
le carezze della penna
sulla carta fresca e pallida
non mi dimenticare al parlatorio
di un sogno adiacente
io ti scrivo dall'altro lato
mangiami gli occhi mangiami le orecchie
non lasciare scritto niente sui miei abiti
nuvole evanescenti
nascoste fra pieghi e ripieghi
scrivi poi spiega
paesi oceani montagne
frivolezze feste galanti
al bordo di un respiro
fa freddo - tu mi chiedi
asilo in me - ed io ti scrivo
io scelgo le mie poesie
e tu prigioniero scegli i tuoi tatuaggi
io scelgo le tue poesie e la mia mano
la tua la seconda
crivellata di parole di lingue di pelle
tessuto d'arlecchino
panorama immagini del mondo
l'angelo è sorpassato
la pietra si sbriciola
il vetro esita e cade
alla fine del viaggio tu tremi
ragno fosforescente
cagnolino vagabondo
tu inventi sogni scolpiti
tu sogni miracoli e getti gli ultimi
nostri sospiri in fondo ai pozzi
una chiave di luce
Si trattava di infiammarti, non di insegnarti
J. Genet
Riempimi la testa di fiori
perché io possa donare dei frutti
Fammi scendere per la scala
delle tue corde vocali
fino ai piedi della stella blu
o salire sul letto superkingsize del tuo cervello
sotto il parasole dei tuoi capelli
Non confondere la mia ombra con la tua fiamma
al chiar d'orecchio
ritrova infine il mio riflesso:
il tuo ritratto in grani minuti pietruzze magiche
piccoli niente piccole parole
Non prendere freddo sul mio rilievo
Dimenticai di dimenticarti
F. Silva Valdes
Tu getti i nostri resti nella prima pattumiera che vedi
Tu getti le nostre vocali nelle macchinette d'azzardo
Tu getti le nostre grida nella prima bocca che si offre
Tu getti i nostri passi in un vortice vuoto
Tu ricicli le nostre labbra a chi offre di più
Tu getti ai cani randagi i nostri avanzi
E non inventi niente - era tutto previsto
anche la tasca in cui nascondevi
l'inchiostro delle nuvole
Calamaio con vista sulle nostre briciole
che tu getti ai pesci cinesi
con l'acqua del bagno
Tu getti i resti e dopo ingoi le prove
e le reliquie dell'antico fuoco