Antoine Simon

Antoine Simon  -  Francia

Toulon, 1943

Parole


Il tuo discorso

prende sempre

la forma delle parole che lo contengono

tu credi nella libertà di parola

ma non sei affatto libero

le tue parole sono libere di te

le tue parole sono quest'acqua corrente

che prende la minima pendenza

e disegna i suoi meandri

i suoi territori barocchi

per il cammino più giusto

appollaiato in cima al tuo corpo

tu le guardi scivolare

migrando verso contrade

il cui segreto non hai

tutto un mondo ti si riempie

e ne resti ostinatamente

alla porta - e la testa

sbatti nel muro delle tue parole

ma se nascondono qualcosa

non sei che tu - disarmato




Per


Per il caso molto improbabile

che tu sia eterno

per le campane che suonano a martello

e che non hai mai udito

per ricordi messi sotto vetro

o nascosti nel tuo cantuccio

per gli avvenimenti che passano

di traverso per tutto il dolore

per la fame

per il respiro

per il tuo rapporto con il mondo

e viceversa

per tutti i te

i me

che non sono che lo stesso

Altrove

Nel più probabile lontano

in questo lontano che è altrove

dove cantano le sirene

tu metti così tanta speranza

che non te ne rimane

per adesso - niente

le tue mani vanno a caso

cieco

ubriaco di immagini

tu cammini su un filo

tra due precipizi

le verità le hai in tasca

col tuo fazzoletto - sopra

le parole - parole che ti giustificano

a far brillare tanto l'avvenire



Cose


Gli avvenimenti sono intercambiabili

non sono che il riflesso dell'istante

nello specchio deformante

dei nostri occhi

nulla da dire hanno le cose

ma ci ostiniamo a sottometterle a domande

e ciascuno ha la sua risposta

per ogni cosa inosservata

nulla da conoscere

nello spazio ch percorriamo

senza lasciare traccia

tu insegui l'emozione di una giostra

- parole e cose

sguardo e parole

cose e parole -

fra il tuo sguardo e i tuoi occhi

e l'asse del reale

stabile sempre meno




La porta


la tua pelle sotto le mie dita

fra veglia e sonno

o meglio tra sonno e sogno

non so bene non so

quando il tempo si disperde

sotto le mie dita

la tua pelle diviene

vastità o meglio

chicco di grano

io non so non so più

quando lo spazio perde

i suoi se perde i suoi se

i suoi segnali

sotto le mie dita la tua pelle

ridiviene il mio corpo

che non ha più spazio

o meglio non ha più tempo

o meglio né l'uno né l'altro

io non so bene

non so

sotto le mie dita

la dogana

la tua pelle la porta...



Manifesto del furore


Io sono furioso!

sono furioso perché il furore è l'unico rimedio contro il terrore al quale vi sottomette, ci sottomette il mondo

Io sono furioso!

sono furioso che abbiano cambiato le vostre esistenze, la mia esistenza, la capacità di apprezzare gli attimi e i fiori, in oggetti, in fattori di consumazione e d'informazione, e di consumazione d'informazione

Io sono furioso!

sono furioso perché voi mescolate, noi mescoliamo allegramente le emozioni le sensazioni i sentimenti: la paura e il freddo, il caldo e il terrore, la credenza e la fede, il benessere e la gioia non sono affatto sinonimi

Io sono furioso!

sono furioso perché il furore è salutare - e non è affatto un'emozione ma un sentimento venuto dalle profondità come un vento di tempesta a spazzare il cielo delle sue nuvole e la bestialità del suo lordume, la mia bestialità, certo, e poi la vostra

Io sono furioso! sono furioso perché il furore viene dal centro del mondo mentre la collera è un fruscio di superficie - e l'opera d'arte costruita su un'emozione di superficie non produce frutti

Io sono furioso! sono furioso perché vi hanno, ci hanno piazzati ciascuno in una posizione di regina delle api a cui ogni vassallo, ogni momento, viene a rendere conto degli avvenimenti confusi ai confini del regno: non c'è un corpo inutile, un membro strappato, una sciocchezza pronunciata, un atteggiamento fuori posto, una borsa/bussola sborsata/sbus-solata, che non vi scappi, ormai, che non ci scappi

Io sono furioso!

sono furioso perché il furore si dispiega nel vuoto mediano taoista per legare il cielo e la terra, mentre la collera è contenuta tutta intera in un vuoto di schermo televisivo per non essere niente, e soprattutto non se stessi, per non riflettere nient'altro che il vuoto innominabile insondabile, il vuoto dell'impotenza poetica, dell'incoscienza politica, dell'insolvenza economica, il vuoto del reale in cui tutto muore

Io sono furioso! sono furioso che voi siate, che noi siamo, ancora, sempre, identificati con tutti quegli aggettivi idioti che voi prendete, che noi prendiamo per sostanziale realtà: io sono bianco io sono nero, sono bene, sono male, come se io sono avesse bisogno di un'altra cosa per essere

Io sono furioso!

sono furioso perché a dispetto di millenni di pala e piccone, di veda e vedismo, zen e sufismo, di iniziazione e imitazione, di miti e misteri, di parole di saggezza e apoftegmi del deserto, c'è sempre il deserto, un deserto negativo nei cuori e nelle memorie, un deserto con la smania di essere, dove l'essere non ha, dove l'essere non è che l'avere, collettore compulsivo di granelli di sabbia, di guadagni da fiaba

Io sono furioso! sono furioso che si sia, che voi, che io, siamo persuasi dell'esistenza di un se stesso che non è che tutto un fascio di erbe matte cresciute a caso nel campo di un sapere selvaggio e profano

Io sono furioso!

sono furioso di vedervi, di vederci attaccati a bandiere e banderuole, a ciondoli e ninnoli, alle idee ricevute, ai biglietti da visita, ai mobili di cucina, agli automatismi del portone, del pensiero, del comportamento...

Io sono furioso!

sono furioso perché il furore è un motore di poesia, e se il mondo dovrà essere salvato, sarà per quello che lo sarà!

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