Kristian Guttesen
Kristian Guttesen - Islanda
Reykjavìk, 1974
Malinconia
L'acqua che corre non può fermare il tempo
non può annegarlo un fiume impetuoso
il tempo si impadronisce dell'umana esistenza
un uomo non può possedere un'altra persona
né in eterno né per poco
può solo condividere momenti con un'altra persona
e svelare se stesso mettendosi una maschera
vive nella triste malinconia del dolore
il tempo distrugge un uomo quando nasce
e lui fugge
dalla fine ineluttabile dell'ora
il tempo distrugge un uomo nel preciso momento
in cui si toglie la maschera
in quel momento egli è solo e abbandonato.
***
Cartoline dal lago di Ohrid
Françoise mi ha mandato una poesia che scrisse
sul viaggio che facemmo fino a Ohrid
dove andammo con Diti e Khaled
(lei è Israeliana lui Palestinese)
fu una bella giornata e troppo presto
scese l'oscurità ma il villaggio
con il castello sul versante del monte sembrava
sempre più maestoso nel tramonto come
accendessero la notte soldati con le torce
Diti piangeva per un amore morto mentre Khaled
che mai avrebbe avuto una chance di tornare in patria
rimaneva calmo e inespressivo ma io
sentii che il cuore gli bruciava
noi parlammo a lungo e componemmo poesie
in ogni momento fissando le nuvole
sebbene sapessimo che in fondo in fondo
è un peccato scrivere poesie invece di vivere
Françoise ed io eravamo uniti da forti legami
nelle conversazioni che facemmo su Dio
nelle quali avvertì che parlavo sinceramente
(quando poi il terremoto scosse la sua terra
mi chiese di pregare
per i suoi cari - cosa che io feci
da solo e con mia figlia)
noi eravamo lì per il festival di poesia
a Tetovë e poiché eravamo liberi
quel giorno avevamo deciso
di andarcene al nord del lago di Ohrid
Khaled guidò e stette in silenzio mentre noi
parlavamo di ogni cosa sotto il sole
era il mio primo viaggio all'estero
da quando non bevevo ed ero teso
per essere tra poeti e bere
ma trovai la mia forza in Françoise
che aveva piacere di ascoltare i miei pensieri
sulle tentazioni del mondo e il morire
a se stesso nel mondo
dove l'esistere per ogni poeta è un peccato
se trattano Dio e la verità
come pura fantasia invece di cercare
di sperimentare insieme
la loro esistenza
Attraverso i finestrini guardavamo la tempesta
infuriare nel buio come guerre mondiali
ma mettendo a fuoco Françoise riuscivo a chiudere
fuori la pioggia di proiettili negli occhi degli altri
e potevo sentire quel potere che è l'unica cosa
che sopravvive infine a una persona quando i morti
bambini saranno lasciati a giacere sulla strada
noi facemmo a poco a poco silenzio per rispetto
alla morte incombente che mai
sarà sopraffatta e alla fine
tutto quel che si poteva sentire era il lento
battere dei tergicristalli come venire da lontano
e il rumore rilassante del motore che ci aiutava
a dimenticare ogni cosa era accaduta nelle nostre vite
ma delle quali mai avremmo voluto scrivere
e in quel modo anche noi arrivammo all'inespresso
attraverso quella notte come una luce viva a segnare
una strada buia dove vedemmo
i morti bambini di Dio
***
Mondo
È dal novantaquattro
che sto cercandoti in una poesia
Tu prima mi vedesti in un sogno
inesauribile fiamma di passione
Fu allora che io ho ruggito
come un poeta immortale
Quando i miei occhi folle ti guidarono
stretti intorno alla tua anima
*
Mia strega ragazzina sensitiva
mia potente maga!
Nell'ombra stanotte
non ci saranno creature scure
non voci che sussurrano
- nulla tranne noi
*
Quando alla fine noi due saremo
finalmente sollevati
asteroidi cadranno nel non visto
da un mondo che piove sopra noi
una celeste sinfonia.