Anton Baev

Anton Baev

Bulgaria (Plovdiv, novembre 1963)

Plovdiv


Come straniero vado in giro per questa città.

Niente di me è più connesso con lei.

I miei amici via... e i nemici pure

via dietro di loro. Sta piovendo sul selciato.

Così maturi gli acini

come debbano scoppiare in un minuto

o un secondo.


Prendi e mangia quel che lascia il passato

e metti su il tuo vestito bianco nel nome

dell'amore sebbene amore non ci sia più.

E siedi sotto la gronda

coccolando passeri bagnati!

È dolce dormire sotto il sole d'autunno...

e sto chiedendo a me stesso

perché dovrei svegliarmi

se non aspetto nessuno in questa città.


Quel che deve succedere succede ed è facile

nelle mani a coppa raccogliere le cose finite...

Ma sì - il tramonto è ancora lì sopra di me.

E sto in piedi come il settimo colle in città.


***

Gerico


I tuoi profeti mio Dio sono al di sopra.

Ma pure in ogni modo ho compreso -

quelli nati da carne e amore

sono dannati a morire nel peccato.

Mortale un canto come fumo - la loro fede

sta volando in un vento di tempesta.

Lo Spirito Santo su di noi si posi

- mentre dormiamo appena si è voltato.

Questi sono i poeti morti.

Soffiano per noi le loro voci.

Speriamo di poterle udire ancora

finché il cantore grida alle porte di Troia.


***

Ritorno a casa


E tutto questo è acutamente familiare.

La tavola. E la sedia. E il divano.

E i ragni - che non pagano affitto.

E le loro reti sul soffitto.

E le poche gocce di luce

che depositano il tramonto.

E il silenzio ingombrante.

E quelle lacrime...


***

Carthago delenda est


Bene - il mare ancora ci seppellirà

nel suo fondo inesplorato.

E Carthago delenda est!

I barbari arriveranno.

La cittadella rotolerà verso di noi da quella china.

Per tutti i morti la nave del tempo

è una casa ospitale.

Ragazzi della terraferma -

nel fango della risacca

per anni avete costruito navi e navi

aspettando la marea!

L'ultima onda cancellerà le nostre orme

dalla sabbia.

Ma sulla nostra pelle

spiagge tatuate conserveremo


***

Venerdì


Le api ronzano nel tuo cortile e le arnie sono piene di miele...

E i fichi si spaccano rossi come le labbra

di una donna che attende - prima di cadere sull'erba

e sentire le gocce di pioggia del mattino passato

che ancora è qui - non vuole (e non può) andare -

e anche il bambino nel cortile non la smette di giocare

nemmeno quando è rotto il suo giocattolo - io sono

quel bambino arrampicato allo steccato

che ha fissato la vista come avendo nei palmi dei chiodi

- uno sguardo appena pieno di ammirazione e paura

dell'inconosciuto - ah il tuo petto com'è incantevole:

vi si sono posate due api come chiodi dorati

ronzando intorno nella guazza d'argento...

Segna o Signore le mie labbra - ferite a sangue

con la spugna d'aceto - se non mi è permesso altro.


***

Proteo


All'alba in massa le foche si ribellano.

L'isola di Paro precipita a fondo.

Con i miei occhi accesi di vento e di sale

completamente abbandonato sulla sabbia mi distendo.

Ma ho previsto può darsi la morte di un'altra persona...

Che razza di pastore ha rubato il mio gregge

o accecato i miei occhi con un pezzo di nera bandiera

- così che non possa vedere il mio gregge mai più...

Lontano lontano - sopra la schiuma e le onde

- il sole si alza fisso come l'occhio di un corvo.


Sopra quale spiaggia lancerà un'ombra

con la diabolica sua ala di catrame?

Da ogni parte avvoltoi si alzano.

Da tutti i mari battelli a vela vengono.

E soltanto l'ascia terribile del cielo

sopra i miei bambini è sospesa...

Il mare mi ricopre di alghe

(mai si darà alla nascita di una dea).

E il dono previsto luccica

sulla cima del prato marino.


***

Una notte a Budapest


Ho sognato di te sul Ponte del Leone.

E le nuvole sopra Buda si arrampicavano

come intrepidi vecchietti.

Sul Ponte del Leone ho sognato di te.


Si era fatto un tappeto di foglie di noci.

Ed io venivo giù da Buda come il vento

- camminando sul parapetto di ferro.

Di foglie di noci si era fatto un tappeto.


E tu mi dicesti qualcosa di indistinto.

Ma la bionda cameriera a Pest

mi ricoprì il letto nell'albergo.

E qualcosa di indistinto mi dicesti.


Ho sognato di te sul Ponte del Leone.

Si era fatto un tappeto di foglie di noci.

E tu mi dicesti qualcosa di indistinto.


 ***

Domenica delle palme

                   Oggi esultano gli angeli!

                                       J. Ekzarh


Decorerò con un ramo d'ulivo il tuo corpo nudo!

Come giacinti sono i tuoi capelli sulle spalle.

Un raggio di sole scende sul tuo seno - queste bianche

margherite con in mezzo cerchietti dorati - come profumi!

Come Dio stesso ti abbia bagnata mia cara e di olio

santo per presentarti alla festa di suo figlio - ti amo

e sono qui - cammino nel tuo campo di gigli e papaveri

ma senza calpestarli (come dicono si faccia in amore)

e presto verrà il mio tempo di essere giudicato e condannato.

Con un ramo d'ulivo decorerò il tuo corpo nudo

incantato dai giacinti sulle tue spalle -

ah - poserò la mia testa fra le tue margherite bianche

con i cerchietti dorati e lascerò che mi incateni

l'edera d'oro fra le tue cosce per sempre...

Per sempre!

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