Abdallah Zrika
Abdallah Zrika - Marocco
Casablanca, 1953
Specchio
È così che
l'occhio sotto l'occhio
è una lacrima
La lacrima che è vicino
all'occhio è un occhio
E lo specchio è un pianto
debordato
su una parte del viso
***
Gocce di candele nere
Così - per rischiarare la penombra
- ho spento la candela
Allora ho visto il sole
nello scatto della luce
Ho visto porte
ma non case
Farfalle uscire dai vermi
brulicanti sui cadaveri
Ebbi paura che il mio volto
non fosse un altro volto
incollato al mio
E mi prese lo spavento
quando vidi la mia gamba
su degli scorpioni
E mentre mi aspettavo l'acqua
ho cercato una bocca nella terra
Non ho trovato che una terra somigliante
al carapace di una tartaruga
Ho gridato - l'inferno è tutto
quel che resta del paradiso
Il paradiso si annientò e resta il fuoco
Quando mi sono assentato
è rimasta presente
la mia mano soltanto
Quando sono ritornato
le mie dita erano diventate
lingue di fiamma
Ho detto - ah se tu sapessi
come la notte mi è più soccorrevole
del giorno
Io mi sfinisco ma il vetro
non si sfinisce
Ho cantato - un piede dopo l'altro -
talento della voluttà
E quando la donna si presentò
io spensi la candela
Ho gridato - dimentica
il tuo linguaggio e lascia
la tua lingua masticare da sola
un altro linguaggio
Ho pensato al sole che nulla ha visto
della mia nudità
Nella foresta ho visto
il vento non il flauto
Ho scritto nell'aria - non cantare con il vento
(E nella notte ho visto uccelli
becchettare mammelle - soltanto i capezzoli)
Ho gridato alla formica
- non tornare a casa! -
Laggiù c'è un carceriere che ti aspetta
giocando con le sue chiavi
Nell'acqua ho visto un serpente
uscire dalla mia bocca
E nel sonno ho visto un silenzio
nero
nero!