Ghassan Alameddine

Ghassan Alameddine - Libano


Tripoli, 1967


Mezzanotte


Non ho detto che ti amavo

quando la tua voce nella stanza

soffiava ancora vita nelle cose:

Il comò, il quadro del crepuscolo, la foto di mio fratello,

quella di mia sorella,

la cantante Asmahân e la poesia di E. A. Poe.

Era forse la tua voce, forse le mani, forse

il tuo modo di girare la puntina del grammofono

facendo nascere la musica in uccelli e farfalle.

La luce scintillava di parole

si scheggiava, s'infiltrava nei tuoi vestiti

nelle pieghe del tuo corpo.

Si muovono le cose in un silenzio felice

mentre qui nel momento che ti giri

biglia di roulette da una casella all'altra

nel corpo di questo mondo astuto

come una balena

le cose della stanza hanno riconquistato

la loro anima

Dopo undici anni di silenzio

il corvo di E. A. Poe di nuovo si avvicina

nella malinconia della notte

affaticato, stanco

e la voce di Asmahân

misteriosa impetuosa trepidante

s'infiamma ripetendo

Ô oiseaux, chantez mon amour!



Altri luoghi


Sono caduti dalla scatola tutti i fiammiferi -

con che cosa accenderò il carbone dei sogni?

L'albero nero che bruciai dei miei desideri

- anche le sue ceneri sono introvabili

Per tanto tempo ho creduto che il giorno

fosse il figlio sfigurato della notte

e il mare

fosse l'unico luogo di naufragio


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